INTERVISTA A GIUSEPPE FUMAGALLI, M&A Dealz
Quando si parla di ‘private equity’ si pensa generalmente a grandi operazioni di acquisizione, in cui un fondo di investimento rileva la proprietà di un’impresa di dimensioni importanti con l’obiettivo di incrementarne il valore e rivenderla in tempi brevi.
Da alcuni anni, però, l’attenzione dei fondi di private equity e degli investitori istituzionali in genere è sempre più rivolta anche ad aziende di minori dimensioni: un cambio di tendenza importante, legato a diversi fattori. “Oggi le PMI sono diventate più attrattive – spiega Giuseppe Fumagalli, membro della commissione M&A di AIFI (Associazione Italiana del Private Equity, Venture Capital e Private Debt) oltre che cofondatore e Presidente di M&A Dealz, il primo matchmaker digitale per le operazioni di M&A delle PMI – e questo avviene fondamentalmente per due ragioni: l’ingresso di nuovi operatori nel mercato private equity e la diffusione di strategie di aggregazione. Quindi, da un lato cambiano gli attori in campo, dall’altro le regole stesse del gioco”.
Tra i nuovi attori ci sono anche realtà come i Family Office. “Si tratta di società – precisa Fumagalli – incaricate della gestione finanziaria di grandi patrimoni familiari. Rispetto ai fondi di private equity, i Family Office sono solitamente più piccoli (quindi si rivolgono anche ad aziende di dimensioni minori), ma la differenza sostanziale è che non sono legati a orizzonti temporali ristretti, quindi possono essere più ‘pazienti’. L’obiettivo in questo caso non è focalizzato esclusivamente a realizzare una plusvalenza nel breve vendendo le partecipazioni, in quanto il ritorno dell’investimento può avvenire in tempi più lunghi, anche attraverso la distribuzione di dividendi. Per le PMI siamo di fronte a un’opportunità notevole, perché viene dato loro il tempo necessario per crescere e generare valore”.
Ma a contribuire maggiormente al cambio di prospettive da parte degli investitori istituzionali (tra cui i soggetti di private equity) è senza dubbio la tendenza a ricorrere a strategie di add-on. “Invece di concentrarsi solo su un’unica grande azienda – continua il Presidente di M&A Dealz – gli investitori istituzionali sono ora disposti a investire su imprese più piccole, con lo scopo di aggregarle e costruire un gruppo di imprese di medie o grandi dimensioni. Operazioni di aggregazione di questo tipo sono un fenomeno in grande crescita, passato in dieci anni dal 12% al 41% del totale degli investimenti, e il 50% di queste operazioni coinvolge aziende con un fatturato inferiore a 10 milioni di euro”.
Un trend ormai consolidato, che rappresenta un’occasione da non perdere per le PMI in termini di evoluzione e crescita. “La piattaforma M&A Dealz – conclude Fumagalli – nasce proprio con l’obiettivo di mettere in contatto le diverse parti e di favorire l’incontro tra imprenditori e investitori. Il fine è eliminare le barriere tra chi vuole acquistare e chi vuole vendere, per aprire alle piccole e medie imprese il mondo delle operazioni di capitale”.